A differenza della scorsa estate, che ha visto come protagonista assoluto un caldo estremamente intenso, quest’anno la variabile meteo è stata decisiva (in negativo) nel processo decisionale dei potenziali ospiti: richieste a rilento, prenotazioni anche, per tutte le strutture in destinazioni mare e montagna.
L’inizio del 2023 si è contraddistinto per un notevole incremento di richieste e prenotazioni di vacanze estive (anche +20%).
Il dato faceva presagire un’altra stagione da record dopo quella del 2022 ma, a partire dalla metà di aprile, il trend si è sostanzialmente invertito.
La prima conseguenza di questa inversione di tendenza è stata ovviamente quella di erodere il vantaggio accumulato nei primi 3/4 mesi dell’anno. A marzo e aprile l’andamento delle richieste era ancora positivo rispetto al 2022, con un +27% e un +18%. Da maggio ad un cambio di rotta (-5%) che ha bloccato di colpo la crescita di questo 2023.
C’è anche da dire che nel mese di giugno, dopo qualche giorno di incertezza sempre legata al meteo dei primi giorni, da quando è arrivato il caldo il dato sembra essersi assestato col segno + (al 15 giugno siamo a +7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).
Stiamo assistendo ad una vera e propria altalena di emozioni.
E’ importante sottolineare che il dato delle richieste è influenzato da un investimento medio in campagne su Google e Facebook mediamente più alto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Tutti gli hotel stanno alzando i budget delle sponsorizzate, la concorrenza è più ampia, di conseguenza la richiesta di soggiorni si spalma su un numero maggiore di strutture.
Basta osservare l’andamento del costo per richiesta che quest’anno oscilla tra un +10% a un +25% fino alla fine di maggio (non considero il dato del 2021, dove il costo è sostanzialmente alla metà del 2023).

Da questa prima analisi emerge subito come l’investimento in campagne pubblicitarie ha, almeno in parte, assorbito il costante calo di domanda di queste ultime settimane.
Più budget, più stimolo della domanda (soprattutto su canali come Facebook).
Il numero di prenotazioni segue di pari passo l’andamento della domanda.
Anche in questo caso, dopo un balzo con importanti segni + dei primi 3/4 mesi dell’anno (fino a +25%), siamo “sotto” rispetto al 2022. Importante sottolineare come però, il segno meno delle prenotazioni non sia direttamente proporzionale al segno meno dei fatturati, soprattutto perché la maggior parte delle strutture ricettive ha incrementato le tariffe fino anche ad un 10% (e più).
Apro una piccola parentesi sul discorso legato al tipo di trattamento: per tutte quelle strutture che hanno deciso (con non poche difficoltà) di continuare con la la cucina aperta, la pressione della domanda permetterà di affrontare con un po’ più di certezze il prosieguo dei prossimi mesi estivi, mentre per chi sta affrontando il passaggio ad una formula che non prevede servizi di ristorazione ad esclusione della colazione, il lavoro sarà certamente più impegnativo. Il 95% delle richieste infatti, chiede esplicitamente servizi di ristorazione come il pranzo e/o la cena. Di queste, 2 richieste su 3 richiedono la formula All inclusive (con almeno il servizio spiaggia).
Cosa succederà nei prossimi giorni e come affrontare il resto della stagione.
E’ ovvio che quest’anno la variabile meteo è tra le più importanti nel processo decisionale dei potenziali ospiti (certo, anche l’inflazione e gli incrementi dei tassi della BCE influiscono e non poco). I primi anticicloni africani porteranno certamente un aumento della domanda. E’ assolutamente importante farsi trovare pronti senza lasciare nulla al caso: campagne attive, budget adeguati al numero di camere da vendere, recall, telefonate a tappeto, risposte tempestive alle richieste preventivo sono i fattori che determineranno il successo (o il fallimento) di questa strana stagione estiva.