Siamo nel vivo di uno dei mesi più belli dell’anno.
Le strade si illuminano e nell’aria c’è già aria di festa.
Natale però, soprattutto per il mondo alberghiero, non è soltanto il periodo in cui si fa festa e ci si concede una deroga alla dieta (?!), ma è soprattutto il momento in cui si riparte con la promozione vera e propria della nuova stagione.
Tra un prenota prima e un ritocchino al listino (con la speranza di non rivederlo più pubblicato sul proprio sito) e dopo un’ultima breve rinfrescata alle leggi della persuasione di Cialdini, siamo pronti per comunicare al mondo le nostre promozioni.
Fin qui tutto bene se non fosse che spesso ci dimentichiamo di considerare una variabile estremamente importante quando definiamo i parametri della promozione.
Infatti, la valutazione strategica e la programmazione della nuova stagione, vengono spesso influenzate (direi quasi esclusivamente) soltanto dall’andamento della propria stagione. Siamo quindi abituati a considerare solo i dati generati dalla nostra struttura.
Questo avviene soprattutto quando i numeri della stagione appena passata sono positivi. Abbiamo infatti la tendenza a trascurare (o a non considerare proprio) tutte le variabili che possono scalfire la nostra idea, mettendoci nella condizione di dover rivedere i piani.
Ecco perché, indipendentemente dalle performance stagionali, dobbiamo prendere in esame anche queste variabili.
La prima e più importante è probabilmente l’andamento generale della nostra destinazione di riferimento. Un dato fondamentale che ci aiuta ad avere una visione più ampia e completa dell’evoluzione della domanda.
Percezione vs Realtà
Abbiamo tutti la sensazione che la stagione estiva appena trascorsa sia stata estremamente positiva. Dopo tutto i titoli sensazionalistici di qualche mese fa delle principali testate giornalistiche lo confermano, no?
Poi però, ad un certo punto, ci troviamo a dover fare i conti con la realtà. Una realtà che ci dice cose un po’ diverse rispetto a quanto avevamo pensato. Con l’uscita dei dati delle destinazioni turistiche infatti, ci accorgiamo che la storia è un po’ diversa.
Faccio un esempio:
Resto in zona e prendo i dati di 3 destinazioni turistiche della Romagna: Rimini, Riccione e Cattolica (fonte Regione Emilia Romagna).
In tutte e tre i casi, le presenze (+22% Rimini, +18% Riccione, +33% Cattolica) e i pernottamenti (+26% Rimini, +24% Riccione, +40% Cattolica) sono decisamente migliori rispetto al 2020. Ok fin qui nulla di nuovo e sorprendente, anzi, sarebbe stato strano il contrario.
Andiamo avanti.
Proviamo a confrontare i dati del 2021 con il 2019, l’ultima stagione pre-covid.
In questo caso, Rimini segna un -28% per quanto riguarda le presenze e un -22% sui pernottamenti. Riccione si attesta su un -21% di presenze e -13% pernottamenti. Cattolica infine, con un -13% sulle presenze e un -15% di pernottamenti è la destinazione che “più si avvicina” ai dati del 2019.
Attenzione anche alla concentrazione temporale delle scelte di viaggio: in questa estate 2021 ben il 51% delle partenze è avvenuta tra la seconda metà di luglio e agosto. Ecco così spiegati i titoli sensazionalistici che parlavano di record di italiani in vacanza (dati osservatorio di Confcommercio-Confturismo).
Risultati molto diversi tra alberghi della stessa destinazione?
Dati quindi che ci dicono che in linea generale i numeri sono in netto miglioramento rispetto al 2019, ma ancora non del tutto in linea a quelli dei tempi pre-covid.
Come mai allora, ci sono strutture che hanno migliorato, in termini di budget e fatturato, i dati del 2019?
Ancora una volta e ancora più chiaramente quello che emerge è il netto (e forse definitivo) divario tra tutte quelle strutture che non hanno destinato “attenzioni particolari” alla promozione e più in generale al marketing e quelle strutture che, invece, hanno deciso di investire in attività di promozione.
Divario che appare, alla luce dei fatti degli ultimi due anni, sempre più incolmabile e lascia poco spazio ad ulteriori approfondimenti.
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