Lavorando da tanti anni con gli albergatori ed avendone uno in casa, posso dire di aver capito qualcosa della loro psicologia, quindi ecco qui un articolino in cui descrivo le paure più diffuse nella testa di chi gestisce un hotel:
PAURA N°1:
IL REVENUE. CHE ROBA È, UNA MEDICINA? SI PRENDE PRIMA O DOPO I PASTI?
Ho il piacere di elencare anche le relative, diffusissime sottopaure, direttamente dal cuore dell’albergatore:
- Prezzi che salgono e scendono due volte al giorno in base a fattori vari indipendenti dal listino?
Ma sei matta? Poi la famiglia Tonti va a dire alla famiglia Scarrafoni che paga 122 € in meno per la settimana da sabato a sabato e lo Scarrafoni mi inchioda in ufficio un’ora e un quarto perché si sente preso in giro!
- I prezzi sono come i figli. Li creo, li curo, li plasmo io.
Con la differenza che i figli ad un certo punto si ribellano e mi mandano a farmi benedire, mentre invece il listino sarà mio compagno fedele per sempre, felice di farsi aggiornare di 2 € l’anno.
I miei prezzi non li lascio gestire a nessuno.
Sono miei.
- Cosa ne saprà ‘sto revenue manager (che vorrà dire poi!) del mio albergo, della mia città, dei miei ospiti… Uno sconosciuto non può sapere quanto valgono le mie camere.
Nel 2012 chiacchieravo con un amico albergatore di terza generazione che ha delle strutture in montagna ed altre a Riccione.
Me lo immagino a riempire le oliere e le formaggiere a 5 anni, a compilare schedine a 8 anni, a gestire gli acquisti a 15 anni e via andare.
<< Ho scoperto il Revenue>>, mi fa.
Nell’ascoltare queste parole mi è venuto in mente un superconsulente famoso che ammiro molto, il quale, diversi anni prima e in presenza del nostro albergatore, ha telefonato nel suo hotel di punta chiedendo una camera.
La receptionist ha risposto che erano al completo. Il nostro albergatore era fiero!
Il superconsulente gli ha chiesto se avesse idea di quanti soldi stesse perdendo. Lui sarebbe potuto essere disposto a pagare ben di più della cifra da listino (ovviamente aggiornatissimo e ben pubblicato sul sito e brochure).
Albergatore: << No, io resto fedele al mio listino. Tutto chiaro per tutti, e poi semplice da gestire per il personale al booking. Io i miei prezzi non li lascio gestire a nessuno. Decido tutto io. So io a quanto devo vendere le mie camere. E poi il mio Revenue lo faccio già: alta, media, bassa stagione. Ci ho infilato anche l’altissima, cosa vuoi di più? E poi tengo sotto controllo l’hotel di fianco e pure quello di fronte. Faccio i prezzi come loro, anzi, 1 € a notte più alti.>>
Ma, come tutte le cose ostiche, ci vuole tempo per digerirle: il Revenue è una di queste.
Oggi l’albergatore di cui sopra si affida al suo consulente Revenue per tutte le sue strutture, e ne è felice.
<< Chi se lo immaginava che la stessa camera potesse essere venduta a 49 come a 210 €?
Alla fine l’albergatore, come ogni imprenditore, fa i conti.
Se ha guadagnato più dell’anno scorso nonostante la parcella al revenue manager, allora tutto bene, si può fare anche l’anno prossimo.
Quando il Revenue Manager è MOLTO BRAVO, come il mio amico Fabrizio La Volpe (no, non è un soprannome dei tempi della scuola!) succede che i clienti se lo tengono a colazione, pranzo, merenda e cena.
Lo terrebbero pure a dormire se avessero una camera libera ogni tanto.
PAURA N°2:
IL DIVIETO DI BALNEAZIONE, UN MOSTRO TUTTO ITALIANO
Hai voglia ad inserire sul sito, newsletter e brochure il logo della Bandiera Blu che il mare della tua località si è guadagnato lo scorso anno!
Ogni albergatore fronte mare sa molto bene che sono gioie passeggere e da prendere con le pinze.
Basta un controllo delle acque in prossimità di qualche scarico non propriamente in regola (ah, quei simpaticissimi e orribili condomini che d’inverno fanno molto shining mentre d’estate sembrano alveari!), ed ecco comparire un bel cartello DIVIETO DI BALNEAZIONE proprio davanti all’hotel.
Panico.
- Piazzi un cespuglio gigante guarda caso davanti al cartello
- Mandi il tuo manutentore a “fare un giro” in seguito al quale gli avvisi vari posizionati nel raggio di 500 m a destra e 500 m a sinistra non sono più così leggibili
- Telefoni allarmato a tutti i tuoi competitors e parli con la mano davanti alla bocca come un allenatore di serie A, non sia mai che qualcuno ti legga il labiale
- Chiami la ditta che ha fatto le rilevazioni chiedendo di ripetere l’esame perché sicuramente c’è un errore
- Chiami il tuo amico giornalista di una testata locale chiedendogli di NON SCRIVERE, salvo poi accorgerti che la notizia è tristemente in bella vista sui principali giornali nazionali.
Cosa c’entra questa paura con gli argomenti di cui questo blog dovrebbe parlare? E’ presto detto.
So che la vita dell’albergatore è sempre appesa ad un filo. Capisco quindi che ci sono momenti in cui sei concentrato su altro.
Sono con te, e ti rispetto.
PAURA N°3:
IL RESTYLING DEL LOGO: NON PUOI PIÙ SCAPPARE
Te l’hanno detto in tutte le lingue: il tuo logo realizzato nel 1983 in un font improbabile, con ombrine e sfumature qua e là, è col piede nella fossa.
Lo devi rifare.
Lo so, lo ha realizzato l’amico artista di tuo padre quando eri piccolo, vi ha accompagnato lungo avventure inenarrabili, in poche parole “ci siete affezionati”.
La tua web agency (se è mediamente seria) sta cercando di spiegarti che “possiamo fare il sito più figo del mondo, ma con quel logo anticone verde vomito che ci lega graficamente non abbiamo speranze di raggiungere l’agognato effetto WOW !
La paura del rifare il logo si lega al fatto che qual segno grafico ti accompagna da sempre, e “tradirlo” è un po’ come attirarsi la sfiga.
Ma come mai non hai tenuto i comodini degli anni ’80? Non hai rifatto i bagni ben 2 volte in questi ultimi 3 decenni? Hai cambiato il fornitore dei sugelati? Non hai cambiato telefono 27 volte negli ultimi 12 anni?
Allora puoi cambiare anche il logo, con grande gioia di chi si occupa del tuo marketing.
Se soffri troppo, ti si può sempre proporre un leggero restyling, che poi è la stessa cosa.
Ora che hai deciso, rilassati e evita di mostrare le bozze a nonna, al macellaio, alla morosa di tuo figlio. Segui il tuo istinto. L’albergo è il tuo o no?