Ho avuto la gioia di trascorrere del tempo in Sardegna fra settembre e ottobre, con titolari di resort e affittacamere, nel nord e nel sud, in Barbagia e in Ogliastra. Sapevo che per molti aspetti questa regione è abbastanza diversa dal resto dell’Italia, quindi ne ho approfittato per dare fondo alla mia curiosità ed ho fatto un sacco di domande in giro
Ho capito che noi del continente possiamo imparare qualcosa dagli operatori sardi, mentre per qualcos’altro… diciamo che potremmo aiutarli.
Evito di dire che la Sardegna è bella come il Paradiso, per non essere noiosamente melensa e vado al sodo.
98% di personale locale
Nella zona in cui lavoro, la Riviera Romagnola, negli alberghi si parlano tutte le lingue, gli accenti, i dialetti. Il personale arriva da ovunque, altre regioni italiane oppure dall’estero, di solito da paesi est europei.
Come gli italiani, alcuni sono professionali, altri no, alcuni hanno voglia di imparare, altri no, alcuni sono affidabili e ambiziosi, altri proprio no.
Nulla di nuovo, nulla di male.
Mi trovavo nella zona di Arbatax in un resort molto grande, di quelli bellissimi con mille mila servizi, il tipo di struttura in cui facilmente si perde il contatto con il territorio proprio perché assume le dimensioni di un’industria, e finisce con il seguirne le logiche.
Invece no, è stato impossibile dimenticare di essere in Sardegna. Tutti i dipendenti parlavano sardo fra loro, e italiano con un forte accento sardo con noi ospiti della struttura. Ho chiesto ad un autista dell’autobus/navetta interno al parco quanti dipendenti fossero. Lui ha risposto 250. Allora ho chiesto se ci fossero fra loro delle persone “di fuori” e lui ha detto sì, certo, ben 4!
4 su 250? interessante!
Allora ho iniziato a chiedere a camerieri, barcaioli, receptionist di dove fossero, e per la maggior parte di rispondevano Baunei, Santa Maria Navarrese, Bari Sardo, Tortolì. Quello più lontano da casa era di Urzulei, ben 33 km!
Mi dicono gli albergatori romagnoli che trovare una vera Arzdora che faccia la piadina con tutti i crismi, il grembiule e le braccia forti come quelle di Hulk sia un’impresa titanica. Eppure quanto sarebbe apprezzato dai tuoi ospiti un appuntamento di show cooking tradizionale in hotel?
La guida sarda ci svela i segreti di una lingua
Cosa mi ricordo della Grotta del Fico, a cui si arriva solo via mare nel golfo di Orosei? La grotta in sè si e no, la nostra Frasassi è più spettacolare. Invece mi resteranno per sempre impresse le parole della guida.
Ci ha spiegato che in lingua sarda non ci sono parole per i colori, ma vanno per similitudine. Per dire bianco usano “come la neve”, per dire rosso usano “come i sangue” e così via.
Poi ci ha spiegato perché la vicina Cala Mariolu si chiama così.
I sardi, contrariamente a quanto si possa pensare, non sono pescatori per tradizione, bensì allevatori. In passato non vivevano sulle coste, ma solo nell’entroterra. A metà ‘800 circa, i pescatori di Ponza si trovarono in difficoltà perché nelle loro zone in pesce iniziava a scarseggiare, quindi si diressero verso la Sardegna, trovando nel golfo di Orosei l’abbondanza che cercavano. Pescavano tanto e poi nascondevano il pesce in questa caletta più balla di un sogno, con l’intenzione di tornare a riprenderlo in serata.
Ma questo pesce spariva sempre dai nascondigli, di sicuro c’era un mariuolo (ladro). Gli allevatori sardi sapevano bene chi fosse il mariuolo: era il bue marino (la foca monaca, vista dall’altopiano del Golgo, così nominata dai pastori sardi).
Il nome della cala è stato nel tempo leggermente modificato dai sardi in Cala Mariolu, come si chiama ancora oggi.
In quella zona, il mercato del pesce è tutt’ora in mano a famiglie che si chiamano Iodice, Romano, Vitiello, Calisi, Mazzella, Avellino, Aversano, De Martino e altri cognomi per niente sardi e molto campani.
La guida ci ha raccontato la storia dell’unica caletta con il nome non sardo.
Ogni territorio italiano ha un dialetto. Entrare in contatto con i suoni autoctoni fa parte della vacanza, non dimentichiamolo!
In Sud Tirolo ci sono alberghi che addirittura hanno l’intero sito con i titoli e i sottotitoli in ladino. Forte per il lettore, forse meno per Google e per la SEO?
Menù in sardo
In ogni ristorante il menù è scritto in sardo.
Suona come l’arabo per noialtri, ma loro lo sanno, quindi voltando pagina si trova tutto anche in italiano (e meno male, se no chissà cosa avrei ordinato!)
Nei ristoranti fighetti però, tipo al Sa Piola di cagliari, niente italiano. Un bravissimo cameriere ti racconta tutto il menù incomprensibile (bada bene, ho detto racconta, che è diverso dal fare un elenco di piatti senza prendere fiato), facendoti innamorare di ogni pietanza rendendo difficile una selezione ragionevole.
In generale, i regolamenti delle spiagge, dei trekking, delle gole e delle grotte, sono scritti
- in sardo
- in italiano
- in inglese
tutto il resto è noia.
Camere sarde
La Sardegna ha una forte tradizione di tessitura con telaio. Queste signore piene di talento producono tappeti, arazzi, tende, tovaglie, inseriti per la biancheria.
Ebbene, molte, moltissime strutture ricettive , spaziando dal B&B di lusso all’hotel con 130 camere, da Cagliari a Stintino, da Dorgali a Iglesias, hanno arredato le camere con i coordinati tessuti a mano. Ne emergono camere fortemente sarde, piene di personalità e integrate nel territorio.
Voglio dire che è sempre piacevole, quando si soggiorna fuori casa per vacanza o lavoro, entrare in contatto con la tradizione locale anche in modo soft, attraverso la presenza studiata di elementi di arredo artigianali.
Troppo spesso invece, le camere dei nostri hotel non sono diverse da quelle del vicino. Somigliano a quelle già viste a Jesolo, a Giulianova, a Terracina.
Pane carasau, miele di eucalipto e mirto
In tutti gli hotel e ristoranti (tranne uno, a onor del vero, ma che tristezza!) in cui ho mangiato, il pane era carasau (al massimo guttiau), il miele era di eucalipto (l’isola è letteralmente coperta di eucalipti meravigliosi!) e dopo il caffè mi portavano il mirto, rigorosamente di Pula se ero a Pula, di Orgosolo se ero ad Orgosolo. Al massimo potevo scegliere fra quello bianco e quello nero. Se ero in dubbio me li portavano tutti e due (serate difficili!).
Qui in Romagna la piada è sempre presente in tavola e i passatelli in brodo sono in quasi tutti i menù.
Ci sono territori che si tengono strette le tradizioni gastronomiche e le propongono ogni giorno agli ospiti come uno dei valori fondamentali della vacanza.
Siamo local e proponiamo vacanze esperienziali! Così la raccontata (a voce, sui social e nelle recensioni), e la terranno fra le memorie più belle.
Lo amiamo davvero, il nostro territorio?
La Sardegna è pulita. PU-LI-TA. Nel senso che in 300 km di strada non ho visto una busta, una carta, una cicca, nulla. Lo stesso dicasi per i percorsi di trekking e le attrazioni tipo grotte, borghi e centri storici. A tratti mi è parso di essere in Svizzera, non fosse stato per le temperature.
Certe spiagge tipo Cala Goloritzè ha le proprie guardie in divisa. Controllano che nessuno tenga comportamenti scorretti tipo approdare con la barca, portarsi via sabbia o sassolini, e soprattutto, lasciare traccia del proprio passaggio.
Giudichiamo un popolo dalla cura e dall’amore con cui difende le proprie bellezze del territorio. Il gioco si fa duro dove abbiamo il turismo di massa, però è impensabile mollare.
A Riccione ogni albergo, ristorante, bar o negozio pulisce accuratamente il marciapiede e la strada di fronte alla propria attività. Laddove il servizio pubblico non arriva, scatta l’azione dei privati. Li amo!
Qualche problema con Booking.com?
Fin qui ho raccontato cose che mi hanno colpito positivamente che mi hanno offerto spunti a portare agli operatori turistici delle altre regioni italiane.
C’è qualcosa però su cui la Sardegna avrebbe qualcosina da imparare, ed è la distribuzione, diciamo la vendita.
Il meccanismo è sempre lo stesso. Cerco su booking, individuo le 2 o 3 strutture interessanti e le chiamo. Il prezzo che mi fanno al telefono è SEMPRE più alto di quello di Booking.com. Glielo faccio notare, mi cono che non mi credono, invio lo screenshot e… imbarazzati mi rispondono che se preferisco, per pagare meno posso prenotare da Booking.
Avvilita ricordo loro le commissioni, ma la cosa sembra non toccarli.
Sulla questione che Booking.com faccia i prezzi che vuole, pur garantendo all’hotel la cifra pattuita, pare ci sia una nebbia fitta.
Le strutture più grandi, dalle 50 camere in su, sono spesso in balia, almeno per il 50 % del fatturato, di una serie infinita di T.O. Quando ne salta uno è un problema per molti.
Insomma, poca attitudine alla disintermediazione purtroppo, attitudine alla condivisione e collaborazione fra operatori quasi nulla e, ancor peggio, poca formazione tecnica.
Dovrebbe essere sempre così, viaggiamo, ci informiamo, ci formiamo, prendiamo quello che ci sembra buono e lo facciamo nostro.
Poi vediamo che altri fanno ancora errori che noi abbiamo già fatto e digerito, capiamo di avere anche noi qualcosa da insegnare, e lo facciamo volentieri.
Scambio e apertura, ecco il trucco.
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