C’è una questione calda nel turismo degli ultimi anni ed è quella dei tanti “affittacamere” che nascono in ogni città in numero sempre maggiore.
Una lunga lista di case vacanze, appartamenti e camere che vengono affittate dai privati a turisti o persone di passaggio tramite portali, OTA e il super frequentato Airbnb.
Un sistema che si basa su persone che cercano un alloggio per brevi periodi e chi dispone di spazi da affittare, che siano intere case, appartamenti, singole camere all’interno delle proprie abitazioni, e che si sta espandendo generando indotti considerevoli.
In questi mesi il governo sta intervenendo con decreti ad hoc per arginare il fenomeno che ha causato due situazioni di allarme: da una parte quella degli albergatori, sul piede di guerra contro i tanti appartamenti che ampliano la concorrenza con varie agevolazioni, dall’altra parte i cittadini che non trovano più abitazioni annuali e che hanno visto schizzare verso l’alto i prezzi delle locazioni.
Arriva il CIR
Dal 25 marzo 2023, il governo ha introdotto per le strutture ricettive l’obbligo di dotarsi di un CIR, il codice identificativo regionale che regolamenta l’attività di chi affitta alloggi, che siano alberghi, villaggi o case vacanza, anche quelle senza partita iva.
Altri Paesi europei l’hanno già adottato da tempo e, in Italia, la Lombardia ha fatto suo il CIR già nel novembre 2018. Ora il codice è obbligatorio su tutto il territorio nazionale, con l’obbligo, oltre che di possederne uno, di esporlo su tutti i canali online: sito, landing page, newsletter, portali, OTA oltre che sulla porta di ingresso.
La normativa cita:
“I soggetti titolari delle strutture ricettive, i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare e i soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile o porzioni di esso con persone che dispongono di unità immobiliari o porzioni di esse da locare, sono tenuti a pubblicare il codice identificativo nelle comunicazioni inerenti all’offerta e alla promozione”.
Il CIR è il codice identificativo regionale della tua struttura, attraverso il quale un proprietario o gestore di case vacanza, b&b o qualsiasi altro affitto breve comunica ufficialmente l’inizio dell’attività al Municipio di competenza, adempiendo a tutti gli obblighi previsti.
A cosa serve?
Il Codice Identificativo Regionale consente di far parte della banca dati delle strutture ricettive, istituita dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo.
Una ricerca di mercato elaborata da Solo Affitti indica che oggi il 52% dell’offerta ricettiva turistica in Italia è costituita da strutture extra alberghiere, le famose “case vacanza” nate da una trasformazione delle seconde case o da investimenti di privati nati proprio a questo scopo.
L’obiettivo è quello di ridurre l’abusivismo, tanto che il Governo, in questi giorni, sta preparando un disegno di legge che impone alcuni paletti, come l’affitto di almeno 2 notti.
Come richiederlo?
Il consiglio è quello di rivolersi ai Comuni, agli enti della propria regione e al commercialista. Ogni Regione ha le sue specifiche per cui non c’è una strada universale.
Il CIR è obbligatorio e, in caso di mancanza, prevede sanzioni da 500 a 5000 euro.
Ci vediamo ad Ospitalent?
Quest’anno con noi Umberto Galimberti e Josefa Idem!
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